La città di Orvieto appare al visitatore elevarsi su una massiccia rupe di tufo, le cui scoscese pareti sembrano cingerla come una fortezza sulla pianeggiante vallata del fiume Paglia, affluente del Tevere. I palazzi e le abitazioni sono tutte distribuite nella zona centrale del masso tufaceo, perché fu sempre proibito costruire lungo il ciglio. Per la sua singolare posizione, la città non fu mai circondata da mura di difesa.
Il nucleo cittadino è caratterizzato da un fitto incrociarsi di strade strette, di vicoli e piazzette fiancheggiate da case per lo più basse. L’area centrale sulla sommità della rupe fu anche il luogo occupato dalla popolazione etrusca prima e romana poi.
Piazza della Repubblica era probabilmente l’antico Foro dove convergevano gli assi viari corrispondenti al Cardo (nord – sud) e al Decumano (est – ovest), quasi sicuramente le attuali vie: Corso Cavour e via della Cava. Da segnalare in questa piazza il Palazzo Comunale del 1573 dell’architetto Ippolito Scalza sorto su un precedente edificio medioevale.
Il Duomo il più importante monumento della città. L’inizio della sua costruzione risale al 1290, sul luogo dove sorgevano altre due chiese: S. Costanzo e S. Maria Prisca. La maestosa basilica venne innalzata per onorare e ricordare degnamente il Miracolo di Bolsena.
La costruzione del Duomo si protrasse per oltre tre secoli e vide succedersi vari architetti. Iniziò Arnolfo di Cambio, che lo ideò con una sola cuspide. Gli succedette Giovanni Uguccione che aggiunse elementi in stile gotico. Ai primi del 1300 i lavori passarono all’architetto scultore Lorenzo Maitani, che dovette affrontare anche problemi alla stabilità dell’edificio. Egli rafforzò la struttura mediante contrafforti e concepì la facciata come un grande e splendido trittico, uno degli esempi più belli del gotico italiano.
Gran parte della rupe di Orvieto è interessata dalla presenza di necropoli, testimonianze della civiltà etrusca. Le più significative sono concentrate intorno alla Necropoli del Crocifisso del Tufo. E’ da notare che tutta la rupe è percorsa da cunicoli e sotterranei i più antichi risalenti all’epoca etrusca.
Il pozzo di San Patrizio è la seconda attrazione di Orvieto. Fu fatto scavare da Clemente VII (Giulio de’ Medici) rifugiatosi ad Orvieto nel 1527 per il saccheggio di Roma. L’opera, progettata dall’architetto Antonio da Sangallo il Giovane, doveva garantire acqua alla città anche in caso di prolungato assedio. E’ a sezione circolare, profondo 62 metri e largo 13,40. Intorno alla canna del pozzo girano due scale a spirale, sovrapposte, così una serviva per scendere e l’altra per salire senza intralciarsi. Ogni scala conta 248 gradini bassi e comodi.
Scendere in fondo al pozzo è un’esperienza particolare per il gioco di luci e ombre che variano al variare della profondità. Sul fondo un piccolo ponte collega le due scale. L’opera terminata nel 1556 fu in seguito chiamata Pozzo di San Patrizio per la somiglianza al baratro irlandese dove il Santo era solito ritirarsi in preghiera.