Gradara, borgo situato nelle Marche, vanta origini antiche. I Romani l’hanno sicuramente abitata, ma è con l’avvento delle Signorie che iniziano le fortificazioni. I primi signori furono i Griffo che nel 1150 costruirono un possente torrione presente ancora oggi sulla parte più alta del colle. Seguì la Signoria dei Bandi di Pesaro e nel 1260 la più importante e duratura Signoria dei Malatesta che avrebbe dominato per quasi due secoli. A loro è dovuta la maggior parte dell’attuale fortificazione.
Nel 1464 il castello di Gradara passa alla Signoria degli Sforza fino al 1513 quando, per volere del papa Giulio II Della Rovere, la Signoria passerà ai Della Rovere. Nel 1631, per mancanza di eredi, sarà avocata alla Santa Sede che insedierà i legati pontifici. Sarà ancora un papa, Clemente XIV, a passarla al marchese Carlo Mosca-Barzi.
Nel 1797 il castello conoscerà la devastazione delle truppe napoleoniche ed in seguito nel 1815 tornerà ai papi. Dopo vari altri passaggi nel 1920 diventerà di proprietà dell’ing. Umberto Zanvettori che alla sua morte nel 1928 lo lascerà allo Stato con usufrutto per la moglie deceduta nel 1983.
All’interno l’antico Borgo medioevale, molto curato, è ricco di negozi, botteghe e ristoranti, tutto in funzione del turista. L’ingresso al castello è a pagamento e occorre fare un po’ di fila per il biglietto.
L’orario di apertura del Castello di Paolo e Francesca non è sempre costante, il lunedì generalmente è chiuso. Sull’imponente costruzione spicca al centro il mastio al quale fu poi addossata la parte sinistra e successivamente la destra che per vari secoli fu unita solo da un piccolo ponte levatoio posto al primo piano.
Tutti gli ambienti del castello sono arredati. Interessante in questa camera è il grande camino, il letto a baldacchino e gli artistici mobili d’epoca.
La camera di Francesca è il polo d’attrazione per tutto il castello questa camera in cui nel 1290 si consumò la tragedia di Paolo e Francesca elevata ad alta poesia dal Sommo Poeta nel Canto V dell’Inferno. Molti altri pittori (Scheffer), poeti (D’Annunzio) e musicisti (Zandonai) hanno celebrato il tragico evento, l’elenco sarebbe lungo. Nel pavimento si nota la botola che comunicava con il corpo di guardia.
Sembra che attraverso di essa cercò la fuga il suo amante Paolo, ma impigliatosi col vestito in un chiodo, fu raggiunto dalle ire del fratello Giovanni che lo trafisse con la spada, riservando poi la stessa sorte alla moglie Francesca. Un’altra versione vuole invece che Francesca si parasse innanzi alla furia del marito, restando trafitta prima di Paolo.
L’infelice epilogo della storia fra i due amanti appassiona il visitatore. Ricordiamo l’accaduto. Giovanni Malatesta detto Giangiotto (descritto brutto e sciancato) sposò nel 1275 Francesca da Polenta, figlia di Guido Lamberto Da Polenta signore di Ravenna. Giovanni era Podestà in Pesaro e spesso assente da Gradara. Suo fratello Paolo, che aveva possedimenti nei pressi di Gradara, era invece spesso al castello in visita o per sostarvi. Giovanni finì per avere dei sospetti o forse fu informato. Dopo una falsa partenza, sorprese la moglie ed il fratello in camera e ferito nell’onore trafisse entrambi con la spada.
Fece poi sparire velocemente i due corpi per non entrare in conflitto con la famiglia di lei ed evitare una guerra con i ravennati. Per la sua posizione riuscì anche a far sparire ogni traccia dell’accaduto dalle cronache dell’epoca. Nel 1760 durante dei lavori fu rinvenuto un sarcofago di epoca romana, poi trasportato in Pesaro alla Oliveriana.
Conteneva spoglie, monili e resti di sontuose vesti di una dama di quest’epoca. Facile supporre che si trattasse proprio di Francesca seppellita in tutta fretta utilizzando un antico sarcofago. Nel XVII sec. fu rinvenuto nel fondo del mastio uno scheletro completo rivestito di un’armatura e potrebbe trattarsi di Paolo, ma è solo una supposizione.